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‘Cibo Sovrano’, in libreria il saggio di Maurizio Martina

Da oggi in libreria ‘Cibo sovrano’, l’ultimo libro scritto dal deputato PD già ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina e pubblicato da Mondadori. Leggi qui l’intervista all’autore Si può rischiare una crisi alimentare mondiale anche con raccolti abbondanti e grandi riserve a disposizione? La risposta è sì. In un mondo pieno di cibo, gli affamati rischiano di aumentare. La pandemia di Covid-19 ha colpito tutti i settori, dalla finanza alla manifattura, dal commercio alle materie prime, stravolgendo intere catene di approvvigionamento, comprese quelle del cibo. Per l’emergenza alimentare, infatti, il virus è stato un pauroso acceleratore, che ha aggravato una lista già lunga di criticità: le guerre in Siria, Sud Sudan, Burkina Faso e nella regione del Sahel, l’invasione di locuste in Africa, le emergenze in Libano, Congo ed Etiopia. Anche l’Italia ha attraversato un momento complicato: il blocco delle attività ha aumentato i costi della spesa alimentare per le famiglie, molte persone si sono ritrovate in difficoltà e hanno avuto bisogno di sostegno per sfamarsi. Nel primi cinque mesi del 2020 il mondo ha toccato con mano l’inadeguatezza di due visioni opposte, quella dei «globalisti» e quella dei «sovranisti». Una analisi lucida quella di Martina, una indagine, senza reticenze, sui limiti e le debolezze della globalizzazione e delle derive nazionaliste e divisive che sono affiorate durante la pandemia e che si rivelerebbero ancora più pericolose. Quando parliamo di agricoltura e di produzione di cibo, l’impostazione «gastrosovranista», che rimanda al tema dell’autosufficienza nazionale, all’autarchia, nei fatti risulterebbe impraticabile. Dall’altro lato, però, la globalizzazione del cibo è spesso una storia di disuguaglianza, che porta con sé asimmetrie di mercato e deturpazione dell’ambiente. La strategia vincente per trovare un nuovo equilibrio, sostiene Martina, è dunque acquisire consapevolezza dell’importanza della sovranità alimentare dei popoli, della necessità ormai improrogabile di una svolta ecologica dello sviluppo, del salto di qualità indispensabile per un sistema di regole più forti per il commercio globale, in grado di superare una volta per tutte gli errori e le storture del passato. Si tratta in definitiva di una grande questione democratica. E di un impegno per la libertà.
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