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Donne Democratiche: valorizzare il lavoro di cura per superare le disuguaglianze

Promuovere un cambiamento culturale per combattere gli stereotipi e favorire una condivisione equa delle responsabilità di cura.

La Conferenza delle Donne Democratiche di Bergamo, organo previsto dallo Statuto del PD ma autonomo da esso, rappresenta uno strumento di partecipazione alla vita politica, aperto anche a non iscritte. Ogni anno, sin dalla sua nascita mette al centro del proprio lavoro un tema chiave da portare all’attenzione dell’opinione pubblica e del dibattito politico.

In occasione della Giornata Internazionale dei diritti delle donne, il focus della Conferenza è stato la valorizzazione del lavoro di cura, la sintesi espressa dalla Portavoce provinciale Romina Russo è frutto di un lavoro partecipato e condiviso con le iscritte e le partecipanti della Conferenza.

 “In Italia, oltre il 75% del lavoro familiare è svolto dalle donne e l’occupazione femminile è tra le più basse in Europa. Il lavoro di cura non retribuito (attività domestiche, assistenza ai propri familiari e alla rete parentale allargata), pur essendo essenziale per il progresso sociale, non viene riconosciuto nel suo valore economico e sociale. Questo carico grava ancora in modo sproporzionato sulle donne, che dedicano a queste attività quasi il triplo del tempo rispetto agli uomini”, dichiara Romina Russo, portavoce della Conferenza delle Donne Democratiche di Bergamo.

“Questa asimmetria”, aggiunge Maddalena Cattaneo, componente della Conferenza delle Donne Democratiche di Bergamo, “ha radici culturali e sociali profonde e si traduce in una disparità di genere che limita le opportunità lavorative delle donne, la loro autonomia economica e il loro benessere. Diventa quindi essenziale riconoscere il valore del lavoro di cura, sia in ambito familiare che professionale, ridurre le disuguaglianze tra uomini e donne e promuovere una maggiore indipendenza economica per le donne.”

“Per raggiungere questo obiettivo, servono politiche pubbliche che garantiscano servizi di cura di qualità, accessibili a tutte le persone indipendentemente dal reddito o dalla provenienza geografica. È necessario inoltre rafforzare i congedi parentali per entrambi i genitori, introdurre congedi per i caregiver e prevedere misure di sostegno economico come assegni di cura, detrazioni fiscali o contributi per i servizi di assistenza. Ma è altrettanto fondamentale promuovere un cambiamento culturale per combattere gli stereotipi che associano il lavoro di cura alle donne e favorire una condivisione equa delle responsabilità”, continua Cattaneo.

Infine, la portavoce sottolinea l’importanza di un quadro normativo chiaro e strutturato: “L’adozione di una legislazione organica sul lavoro di cura rappresenta un passo essenziale per riconoscere il valore di questa attività, promuovere la parità di genere e migliorare il benessere dell’intera società. È importante sottolineare che questo lavoro della conferenza delle donne democratiche richiede un ampio dibattito pubblico, con il coinvolgimento di esperti e delle parti sociali, e un’attenta valutazione delle risorse disponibili. Tuttavia, l’adozione di una legislazione organica sul lavoro di cura rappresenta un passo fondamentale per riconoscere il valore di questa attività, promuovere la parità di genere e migliorare il benessere di tutta la società”, conclude Russo.

Sulla sintesi espressa dalla Conferenza delle Donne Democratiche interviene anche la vice-segretaria provinciale del Partito Democratico bergamasco, Alessandra Bertolotti:

“Come Conferenza Donne Democratiche abbiamo avviato un percorso per costruire una proposta politica concreta, che parta dal miglioramento della qualità della vita di chi dedica tempo alla cura, riconoscendone il valore e il ruolo centrale negli equilibri sociali, e delle persone fragili che ne hanno bisogno. Un percorso partecipato, basato sul confronto e sulla condivisione con tutti i soggetti che già si occupano del tema, per superare un approccio settoriale e sviluppare, insieme,  una visione globale. È inaccettabile che lo Stato continui a sfruttare il lavoro di cura domestico, che ricade soprattutto sulle donne, limitandone le scelte di vita. Dobbiamo quantificare e rendere evidente il risparmio economico che il lavoro di cura garantisce alle casse pubbliche e individuare strumenti per redistribuirlo in modo equo.”

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