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La Shoah trauma individuale e collettivo, il primo passo è il rispetto umile per le ferite e le paure generazionali che restano.

Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa libera i prigionieri del campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia: a partire da quella data, il mondo intero prende coscienza dell’intensità del disegno di sterminio operato dal regime dittatoriale nazista nei confronti di diverse minoranze, di cui la più numerosa fu quella ebraica.

I dati storici fanno emergere le proporzioni del massacro: sei milioni di ebrei scientemente uccisi e diciassette milioni di vittime complessive stimate, persone comuni considerate non accettabili dalla teoria nazista della razza pura, tra cui omosessuali, rom, polacchi non ebrei, slavi, persone con disabilità, testimoni di Geova e minoranze religiose e linguistiche, artisti, oltre a prigionieri di guerra e dissidenti politici.

 

“La Shoah e la persecuzione nazifascista rappresentano un trauma individuale e collettivo di cui non sappiamo se sarà mai possibile l’elaborazioneIl primo passo è il rispetto umile per le ferite e le paure che restano, di generazione in generazione, nelle storie delle persone e dei popoli” dichiara Silvia Gadda, consigliera comunale e Bergamo e responsabile cultura e diritti del Partito Democratico. I fatti, avvenuti qui, nel cuore dell’Europa e dell’Italia, ci mostrano una volta di più che la democrazia e la pace sono conquiste preziose e fragili. Ci furono decisioni e responsabilità specifiche, come in Italia le Leggi razziali fasciste del 1938, ma ci portiamo tutti e tutte sulle spalle il peso di quella che fu un’indifferenza diffusa. Cos’avremmo fatto noi in quegli anni? E cosa facciamo oggi di fronte all’intolleranza, ai pregiudizi, alla violenza? Questa è la domanda fondamentale, non per il passato, ma perché ci chiama a una scelta di responsabilità verso il presente in cui viviamo, ogni giorno.”

“Ottant’anni dopo il 27 gennaio 1945, data della liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa, ci troviamo a vivere un periodo storico complesso, segnato da derive autoritarie, risorgenti nazionalismi e 56 conflitti in corso a livello globale. Questi eventi ci ricordano l’importanza di momenti come la Giornata della Memoria. È nostro dovere, oggi più che mai, mantenere vivo il ricordo delle atrocità perpetrate dal regime nazifascista, affinché simili tragedie non si ripetano. In un mondo sempre più polarizzato, logorato dalle disuguaglianze e dall’odio, il passato non deve essere dimenticato, ma custodito e trasmesso con fedeltà ai fatti storici. Solo così potremo offrire alle generazioni attuali e future gli strumenti per comprendere le atrocità di cui l’umanità è stata capace e per riconoscere e contrastare quelle pratiche politiche che fomentano odio, discriminazione e divisione”, aggiunge il segretario provinciale del PD Bergamasco, Gabriele Giudici.

“Anche a Bergamo l’Amministrazione è in campo con numerose iniziative: vogliamo ricordare il dramma vissuto da tante concittadine e concittadini in questi tempi oscuri, ma anche il coraggio di chi ha saputo agire per la libertà e il rispetto della vita, oltre le ideologie”, dichiara Francesca Riccardi, capogruppo del Partito Democratico nel consiglio comunale di Bergamo. 
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