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Ieri, sulle pagine del suo giornale, l’articolo firmato da Carlo Stagnaro ha accusato il Partito Democratico di non avere una posizione chiara sul gas. Questa lettura a nostro avviso confonde i diversi piani sui quali si muovono le nostre proposte.
Le conclusioni a cui giunge l’autore però sembrano ignorare totalmente la sua stessa premessa. I’Italia è chiamata a prendere due decisioni fondamentali in materia di politica energetica, entrambe ugualmente rilevanti, ma molto differenti per l’orizzonte temporale a cui si riferiscono (…)
Sembra piuttosto ovvio affermare che se il ricorso al gas è necessario – oggi – per limitare i costi dell’energia, non è compatibile – nei prossimi decenni – con gli obiettivi climatici fissati dal Green Deal.
Le proposte del Partito Democratico partono da questa consapevolezza e si fondano su un quadro interpretativo coerente: crediamo si debba partire dalla distinzione tra tre tipologie di fonti energetiche.
La prima, le fonti verdi e rinnovabili, che traineranno la transizione ecologica e il cui utilizzo deve essere rafforzato e incentivato. All’estremo opposto, le fonti fossili più inquinanti – come carbone e petrolio – che devono essere abbandonate al più presto e il cui utilizzo deve essere disincentivato. Tra i due estremi, le fonti “di transizione”, proprio perché, pur non essendo green, servono per accompagnare il riorientamento dei nostri sistemi di produzione. Tra queste rientra evidentemente il gas, il cui utilizzo quindi non dovrebbe né subire ingiustificate limitazioni né però accedere agli stessi fondi pubblici riservati alle tecnologie verdi.
L’aumento della produzione nazionale di gas – alla quale non ci siamo mai opposti ideologicamente e che oggi riteniamo senza dubbio necessaria – è una misura per la transizione che può portare risultati già entro l’anno prossimo e deve combinarsi con una decisa azione per diversificare le fonti di approvvigionamento di gas che tenga conto anche dei fattori geopolitici.