Parità di genere nelle istituzioni, il documento delle Donne Democratiche
Pubblichiamo qui di seguito il documento delle Donne democratiche sulla parità di genere nelle istituzioni
Bergamo, 1 marzo 2021
La mancata presenza di una ministra Pd nel Governo Draghi è stata oggetto di una discussione di quasi dieci ore della Conferenza nazionale delle donne democratiche. Un incontro dove si sono espresse indignazione, e delusione. Una ferita e una battuta d’arresto di un percorso che come donne PD avevamo intrapreso, dopo anni in cui praticamente si era azzerato ogni organismo di genere del Partito.
Sul tema della parità di genere, dobbiamo riconoscerlo e riconoscercelo, il Pd ha in questi anni ha fatto molta strada, perciò ciò che è accaduto va considerato più di un incidente di percorso, ma qualcosa che rischia di sminuire la nostra credibilità come donne PD, ma anche come Partito tutto. Un fatto simbolico, una questione culturale e politica insieme, non risolta.
Non è stata messa in discussione nessuna leadership del partito, a cominciare dal Segretario, anche se qualche dubbio rimane, sul fatto che i ministri del PD siano stati scelti direttamente da Draghi. I nostri tre ministri la cui validità e competenza è pienamente riconosciuta, rappresentano infatti il nostro partito nel suo equilibrio interno.
In questa stretta la questione di genere è stata messa tra parentesi, sottovalutando l’impatto che avrebbe avuto e ha su tutto il PD, non solo tra iscritte, ma tra le nostre elettrici e perché no anche elettori.
Ora non vogliamo più perdere il treno, sulle questioni di genere, vogliamo rilanciare.
Rilanciare però significa anche mettere in discussione la forma partito, a dalle “correnti” (cosa diversa dalle aree, che rappresentano sensibilità di pensiero diverso e quindi una ricchezza) e dei loro capibastone, dove le donne, ma non solo, pensiamo ai giovani, spesso sono “schiacciate” se non abbastanza “asservite”.
Anche e soprattutto tra donne va aperta la discussione, cominciando a chiederci se e come noi donne vogliamo davvero metterci in gioco.
Non è solo una questione di regole, che nel Partito ci sono, (“le farisaiche quote rosa” non sono obiettivi, ma mezzi), si tratta di ripensare al nostro stesso modo di agire, innanzitutto rifiutando “complicità”, senza paura anche dello scontro con gli uomini.
Ma come, con quale forza? Ripartendo dal vecchio slogan femminista “dalle donne la forza delle donne”. Non una “corrente”, ma una lobby, che tradotto in italiano significa: “Gruppo di persone legate da interessi comuni e in grado di esercitare pressioni sul potere politico per ottenere provvedimenti a proprio favore”. Un’azione collettiva basata sul reciproco riconoscimento tra noi ma soprattutto, e prima di ogni altra cosa, sul riconoscimento della nostra autorevolezza.
Partire da qui per la costruzione di una leadership femminile, che nessuno mai ci regalerà, cominciando da subito a pretendere che una donna autorevole (e ne abbiamo a iosa) diventi ViceSegretaria del Partito, con azioni a cascata nei territori, fino ad arrivare all’elezione di una donna a Presidente della Repubblica.
Su questi temi e su questi obiettivi, chiediamo che si apra una discussione anche nel Partito Democratico Provinciale, con una richiesta di incontro a breve, con il Segretario Provinciale, cittadino e i Capigruppo consigliari della Provincia e della città.
A cura di Maddalena Cattaneo del Coordinamento Conferenza Nazionale Democratiche
Documento sottoscritto dalla Conferenza Provinciale Democratiche di Bergamo