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La grande manovra vale un miliardo per Bergamo

Il Viceministro Antonio Misiani spiega il Decreto Rilancio. Un decreto che risponde a due obiettivi: protezione sociale e rilancio. E che prevede fondi extra per i comuni. Il taglio dell’Irap abbuona 80 milioni alle nostre imprese. Di Franco Cattaneo, L’Eco di Bergamo, 14 maggio 2020, pagina2-3 «Le misure per le imprese, il lavoro e le famiglie sono il cuore della manovra», dice il vice ministro dell’Economia, Antonio Misiani, al termine del Consiglio dei ministri di ieri, che ha varato il più che annunciato e discusso maxi decreto per la fase 2. Fra i provvedimenti, il taglio dell’Irap, un abbuono che per la Bergamasca vale oltre 80 milioni. Un territorio, il nostro, che riceverà in tutto oltre un miliardo di euro. Vice ministro Misiani, il decreto Rilancio ha avuto una gestazione lunga e complicata. «È la più grande manovra economica di sempre. Conta oltre 200 articoli e ha un impatto finanziario di 55 miliardi, più del triplo dell’ultima legge di bilancio. Per le famiglie e le imprese bergamasche vuol dire più di un miliardo. Era inevitabile che la sua stesura richiedesse tempo. Abbiamo dovuto sciogliere alcuni nodi politici, ma anche risolvere problemi tecnici di una certa complessità. Detto ciò, riprendere il gioco delle bandierine come a tratti è accaduto negli ultimi giorni è un errore che non ci possiamo permettere. Dobbiamo mantenere la stessa coesione nazionale che abbiamo dimostrato nella fase più dura dell’emergenza». Uno dei provvedimenti più importanti riguarda l’Irap, la tassa più odiata, che non verrà pagata a giugno: il decreto, quindi, apre alle imprese? «Le misure a sostegno delle imprese sono, insieme a quelle per il lavoro e le famiglie, il cuore del decreto. Gli strumenti messi in campo sono diversi: contributi a fondo perduto per le micro e piccole imprese, credito d’imposta per gli affitti commerciali e le spese di sanificazione, riduzione delle bollette, garanzie statali per la liquidità, sostegno alla ricapitalizzazione, azzeramento della rata Irap di giugno per le imprese fino a 250 milioni di fatturato, oltre il 99% del totale. Nel complesso, parliamo di circa 17 miliardi in termini di indebitamento netto e 96 miliardi come saldo netto da finanziare. Il solo taglio dell’Irap vale circa 4 miliardi a livello nazionale e oltre 80 milioni per le imprese della provincia di Bergamo». Qual è il senso di marcia? «Nell’emergenza, la priorità è aiutare le famiglie e le imprese a reggere l’urto della recessione e a rimettersi in piedi il prima possibile. Lo facciamo attraverso gli ammortizzatori sociali, i contributi per i lavoratori autonomi e le imprese, le misure per le famiglie, gli interventi per i settori più colpiti. Per l’immediato futuro, dobbiamo iniziare a delineare una nuova prospettiva di sviluppo per il Paese. Ripartendo da quel progetto di “green and innovation deal”, di sviluppo sostenibile e innovazione tecnologica, che avevamo scritto nella legge di bilancio 2020. Vanno in questa direzione scelte come il potenziamento dell’ecobonus e sismabonus, che portiamo al 110% per dare una fortissima spinta all’edilizia orientandola verso il risparmio energetico e la sicurezza sismica. Ma anche gli investimenti sull’istruzione, l’università e la ricerca, che ci permetteranno di finanziare la messa in sicurezza delle scuole, la stabilizzazione di 16 mila insegnanti, l’assunzione di 4 mila ricercatori e le 3 mila e 800 borse di studio per i medici specializzandi». L’accusa, però, è quella di aver cercato di accontentare tutti attraverso sussidi, bonus e voucher. «Non è così. Il decreto risponde a due obiettivi fondamentali: protezione sociale e rilancio dello sviluppo. Le misure per i lavoratori e le famiglie sono connesse al primo. I sostegni per le imprese e specifici settori come lo sviluppo e l’edilizia puntano al secondo. La precondizione per ripartire è la sicurezza sanitaria. Il rilancio dello sviluppo è legato al varo di riforme rimaste per troppi anni nei cassetti: un welfare esteso anche al mondo del lavoro autonomo, un’efficace politica industriale, sfida della digitalizzazione del lavoro e della scuola, un rapporto più ordinato fra Stato e autonomie territoriali. Queste settimane di emergenza ne hanno dimostrato l’urgenza e oggi le pulsioni conservatrici e corporative sono meno forti di un tempo. Questa finestra di opportunità non durerà a lungo: è vitale non sprecarla». Ritardi per la liquidità alle imprese e, soprattutto, per la Cassa integrazione in deroga. «Una serie di misure stanno funzionando. La moratoria sui prestiti ha raggiunto quota 2,2 milioni di domande per complessivi 233 miliardi. Solo l’1% è stato rigettato. Il contributo per gli autonomi e i professionisti è stato pagato dall’Inps a oltre 3,5 milioni di persone. Siamo invece al di sotto delle attese per l’erogazione dei prestiti garantiti dallo Stato. Alcune banche stanno lavorando bene e velocemente. Altre sono lentissime. In Parlamento approveremo una serie di correttivi. E lo stesso faremo per la Cassa in deroga, che è gestita dall’Inps insieme alle Regioni. Il Lazio ha iniziato a mandare le comunicazioni all’Inps il 2 aprile. La Lombardia il 21 aprile, 19 giorni dopo. Il risultato è che tantissimi lavoratori non hanno ricevuto ancora nulla. Ed è una cosa inaccettabile». Per Bergamo, quali sono le stime dell’impatto sul territorio? «Nel complesso, l’impatto del decreto per la Bergamasca supererà il miliardo di euro. A queste risorse si aggiungerà quota parte dei 200 milioni di euro stanziati per i Comuni dei territori più colpiti dalla pandemia, una proposta dei parlamentari bergamaschi del Pd, Martina e Carnevali, che ho sostenuto con grande convinzione. È un segno di attenzione da parte del governo nei confronti di comunità che hanno sofferto un enorme carico di dolore e di lutti. I nostri sindaci sono stati in prima linea e anche nella fase di ricostruzione svolgeranno un ruolo molto importante. In Bergamasca arriveranno quasi 70 milioni. Per Bergamo c’è un’ulteriore notizia positiva: il decreto stanzia 100 milioni per la realizzazione del collegamento ferroviario tra la città e l’aeroporto. È un passo in avanti decisivo per un progetto strategico per il nostro territorio». Tuttavia, il Comune di Bergamo avrà circa 10 milioni di euro di mancate entrate. «L’impatto della crisi sarà pesante anche sui bilanci degli enti locali, Comune di Bergamo compreso. Per compensare queste minori entrate il governo trasferirà ai Comuni 3 miliardi. Un tavolo tecnico tra Anci, Upi e Mef analizzerà i dati e deciderà come ripartire queste risorse Comune per Comune. Nella Bergamasca dovrebbero arrivare, attraverso questa misura, oltre 60 milioni di euro per i Comuni e una quota di risorse anche per la Provincia. Spetterà al tavolo tecnico verificare se ci sarà la necessità di un ulteriore trasferimento di risorse». Il Nord trascurato è un’altra accusa al governo: lei come risponde? «Con i fatti: i contributi a fondo perduto per le micro e piccole imprese, l’estensione della Cassa integrazione, il sostegno agli autonomi e i professionisti, l’azzeramento della rata Irap di giugno sono tutte misure che andranno a sostenere prevalentemente l’economia del Nord. Lo stesso vale per gli aiuti agli enti locali: saranno in proporzione alle entrate proprie, che pesano molto di più nei bilanci dei Comuni del Nord». Un’Italia più sostenibile, più digitalizzata? «Siamo di fronte ad un bivio. La crisi provocata dall’epidemia potrebbe provocare paura del futuro e chiusura. Oppure potrebbe suscitare una reazione di segno opposto, una spinta positiva simile a quella che vide protagonisti i nostri nonni dopo la Seconda guerra mondiale. La sfida è superare limiti e arretratezze che hanno causato la stagnazione degli ultimi 20 anni. Combattere le disuguaglianze, rendere più sostenibile la crescita e cogliere le opportunità della rivoluzione tecnologica devono essere i punti chiave di un nuovo progetto di sviluppo per l’Italia». Scarica qui l’articolo
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