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Per una nuova stagione di sviluppo economico e sociale che parta dai territori

Pubblichiamo qui di seguito alcuni passaggi del documento redatto  del Circolo 1 di Bergamo sulla fase 2 nell’emergenza Covid. Siamo alla vigilia di una lenta, auspicata, necessaria riapertura della società italiana. Riaprire vuol dire riprendere la strada della socialità, della produzione, della condivisione non mediata solo dai mezzi digitali. Siamo arrivati a queste giornate scontando errori e colpevoli mancanze (con una responsabilità evidente di Regione Lombardia), politiche sbagliate, debiti accumulati, inefficienze e burocrazia che negli anni hanno contribuito a costruire le condizioni che hanno aggravato un evento, la diffusione dell’epidemia, che pure ha avuto caratteristiche straordinarie e imprevedibili. Dobbiamo guardare agli errori con la volontà di una forza politica che non si è mai tirata indietro dal cercare soluzioni. Ora è il momento di accompagnare alle azioni puntuali una programmazione di medio periodo che trasmetta una visione sulla quale unire il paese, ciò è indispensabile anche per uscire dalle incertezze e dare a cittadini e imprese un riferimento certo nell’azione delle Istituzioni. Non accettiamo semplificazioni, né atteggiamenti di facile animosità giustizialista, ma nell’agenda della riapertura è bene avere consapevolezza di quei fattori che hanno contribuito alla gravità della crisi e che devono trovare risposte nuove nei prossimi mesi ed anni. (…) Le scelte cui saremo obbligati possono divenire l’occasione per articolare azioni pensate ed attese da tempo, per costruire un nuovo futuro, per superare gli ostacoli di una normalità che ha aggravato la crisi della pandemia, per pensare più in grande, verso un tempo più lungo e se possibile su un’area più estesa oltre i confini cittadini. La tragedia che ha attraversato il nostro territorio e la relativa tragica notorietà che ci ha portato alla ribalta mondiale può essere un viatico, anche strumentale, per accedere a fondi europei sulla base della presentazione di programmi innovativi che pongano il nostro territorio quale esempio di una vera via di uscita ambientalmente, socialmente ed economicamente compatibile. Vogliamo sottolineare che se siamo tutti uguali di fronte alla diffusione del virus, non lo siamo nell’accesso alle opportunità e anche la pandemia è già un ulteriore occasione di accrescimento delle differenze: di genere, di formazione e socializzazione, di partecipazione al mercato del lavoro, di accesso alle informazioni e alle cure, di accesso alla mobilità, di accesso alla cultura. Queste differenze se non affrontate con lo spirito di cambiare un modello che ha già in passato dimostrato limiti e indifferenza per i più deboli, rischia di scavare ulteriori fossati e di minare profondamente gli stessi principi della democrazia e della convivenza. In questa prospettiva va riletto il rapporto fra città e territorio, con la prima che deve essere una occasione per creare legami e reti in grado di facilitare la partecipazione e l’accesso alle opportunità, diffondere modelli pensati su una mobilità smart, distribuire luoghi di interconnessione, facilitare l’adozione di tempi diluiti per le produzioni e l’accesso ai servizi, spazi meno congestionati per una maggiore vivibilità e compatibilità. E’ un grande progetto di revisione della Città, del suo rapporto con il territorio circostante che va oltre l’idea spesso amministrativa di una “Grande Bergamo”, a questo progetto vogliamo siano chiamati a contribuire forze sociali, ceti produttivi, professionisti, cittadini e associazioni. Qui trovate il testo integrale mentre qui il contributo ripreso da Immagina
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