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L’obiettivo che i deputati PD perseguono con determinazione da settimane è quello di ottenere un contributo straordinario di 65-70 milioni per la nostra provincia. Per Elena Carnevali e Maurizio Martina bisogna «Puntare su welfare, imprese e opere pubbliche». Lo spiegano in questo articolo pubblicato oggi su L’Eco di Bergamo.
di Dino Nikpalj L’Eco di Bergamo, mercoledì 29 aprile
Siamo agli ultimi metri. «Confidiamo che nel decreto di aprile, atteso a giorni, ci sia il contributo straordinario per le province più colpite dal Covid-19». La tappa finale di un percorso che Maurizio Martina ed Elena Carnevali hanno compiuto in prima battuta con una lettera al premier Giuseppe Conte e al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri il 9 aprile, «poi allargato ai parlamentari Pd delle zone colpite e trasformato in un ordine del giorno approvato venerdì dalla Camera». Un percorso «tutto in casa, visto che stiamo lavorando molto con il viceministro Antonio Misiani».
«C’è bisogno di un intervento straordinario, e questi soldi potrebbero essere il primo tassello» spiega Martina. Almeno 200 milioni da destinare ai Comuni delle province di Bergamo. Brescia. Lodi, Piacenza e Cremona: «Per la Bergamasca sarebbero 65-70 milioni, per il capoluogo 6-7. Servirebbero per riattivare servizi e dare una spinta alle opere pubbliche e ai cantieri»
Una strategia «che potrebbe avere nella cabina di regia proposta dalla Camera di Commercio il luogo giusto dove tradurre il tutto in un’agenda di lavoro condivisa» prosegue Martina. In una strategia di ripartenza che «deve avere come leve anche le infrastrutture più attese del territorio e gli effetti dei provvedimenti del governo per imprese e famiglie». Con un occhio attento «a quella fascia di fragilità e povertà destinata purtroppo ad allargarsi. E secondo noi, la strada privilegiata per rendere efficaci questi interventi è quella dei Comuni»
Tra protezione e innovazione
Elena Carnevali, evidenzia come «i territori maggiormente colpiti siano il motore dell’economia europea, non solo italiana. Serve quindi una grande attenzione alle imprese e alla carenza di liquidità conseguenza del lockdown, ma dall’altra parte alla loro capacità di resistenza e innovazione allo stesso tempo». Da qui la richiesta di «maggiori risorse aggiuntive per queste realtà, Bergamo in testa. Qui è possibile anche sperimentare forme d’innovazione e decidere nel contempo quali possano essere i volani economici sui quali maggiormente investire».
Ma la crisi da Covid-19 mette anche i Comuni «al centro di un welfare che deve sì essere legato all’assistenza, ai bisogni del territorio, ma anche ad una visione di empowerment». Quindi di una maggiore consapevolezza di scelte e decisioni: «È proprio il terzo settore a dircelo in ogni modo: se non utilizziamo le possibilità che comunque ci saranno in questa situazione, troveremo molte persone senza lavoro, più fragili nella loro solitudine e in assenza di servizi. Ecco, queste risorse devono servire a mettere in campo protezione, ma anche innovazione. E questo territorio, pur nelle attuali difficoltà, ha tradizioni, capacità e risorse per poterlo fare».