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Il grande progetto politico del PD non si ferma: è il riformismo la nostra guida

01/10/2019   lavoro
Qui di seguito pubblichiamo l’intervento del segretario provinciale Davide Casati che ieri sera ha aperto l’assemblea di iscritti e militanti PD a Bergamo, alla sala del Mutuo Soccorso.
Tanti gli interventi, molteplici le sensibilità, unica la prospettiva: guardare avanti, forti della fiducia in quel grande progetto politico che è il Partito Democratico.




Carissime democratiche e democratici,

innanzitutto grazie per la numerosa partecipazione che conferma il normale e fisiologico senso di smarrimento e preoccupazione sorto dopo l’uscita di diversi parlamentari e di alcuni iscritti dal Partito Democratico.

Abbiamo già vissuto con dispiacere e un po’ di arrabbiatura l’uscita alcuni anni fa di altri nostri compagni di viaggio che diedero vita a LEU. Oggi assistiamo ancora ad una “scissione” che rischia di indebolire il nostro partito ma soprattutto il nostro Paese.

Perché uniti si è più forti, divisi si è più deboli. E’ semplice, chiaro, evidente ma purtroppo non tutti la vogliono capire.

Esattamente 1 mese fa ancora in un confronto aperto a tutti gli iscritti e simpatizzanti abbiamo dialogato tra di noi sull’opportunità della nascita di un nuovo governo con noi protagonisti.

Un passaggio rischioso, pieno di insidie, intrapreso con coraggio e determinazione per il bene dell’Italia, dell’Europa e quindi dei nostri concittadini.

Il far nascere un nuovo governo aveva ed ha l’obiettivo di costruire nel solco costituzionale un’alternativa alla destra sovranista:

– con una forte vocazione europeista che non lascia l’Italia isolata e che non distrugge il disegno europeo voluto da De Gasperi, Spinelli, etc.

– con uomini e donne di governo che rispettano le istituzioni, le presiedono non in modo sprezzante, senza far arretrare culturalmente il nostro Paese come avvenuto sino a poche settimane fa;

– con un governo che sia esempio positivo, che trasmetta valori, che sappia essere “educante” perché negli ultimi 15 mesi era stato “sdoganato” il peggio: termini, linguaggi, parole, stili che hanno alimentato odio, rancore, chiusura, individualismo, egoismo, ricerca esasperata di capri espiatori.

Abbiamo condiviso anche qui a Bergamo, insieme alla maggioranza della nostra base, di metterci in cammino con nuove idee, nuove parole, nuove proposte, nuovi stili e linguaggi.

Perché solo così potremo condizionare e cambiare la “narrazione mediatica” che condiziona tutti noi e tutte le persone che seguono la politica dai social, dalle TV, dai quotidiani e dalle radio.

Abbiamo condiviso di spostare l’attenzione sulle nuove paure smettendola di “fossilizzarci” sempre sul tema dell’immigrazione! Trattandolo davvero così come “fenomeno ordinario non più emergenziale”, parlando di doveri e non solo di diritti, sempre in un contesto dove umanità e legalità siano valori da portare avanti insieme.

Parlare di lavoro e di come aumentare i redditi medi e bassi quindi…
Parlare di lotta all’evasione fiscale per pagare meno e tutti.
Progettare come costruire un welfare che favorisca la natalità di questo Paese e l’accesso alla casa.
Adeguare il welfare di oggi ai nuovi bisogni della terza età che stanno mettendo in ginocchio milioni di famiglie.
Investire su infrastrutture strategiche, ambiente, istruzione, ricerca ed innovazione non in modo retorico ma con proposte chiare e concrete.

Non dimenticarci del Nord che produce e crea ricchezza, necessaria per la redistribuzione del reddito, contrastando una logica puramente assistenzialistica e che non vede l’impresa come valore.

Sostenere l’autonomia dei Comuni e delle Regioni, sempre in un contesto di solidarietà nazionale, ma premiando i territori virtuosi con incentivi, maggiori risorse e minor burocrazia.

Avevo concluso la mia relazione di agosto dicendo che a mio avviso i democratici italiani dovranno essere i patrioti del terzo millennio, ben saldi e radicati nei valori costituzionali della nostra Patria Italia con lo sguardo ed il cuore proiettati e rivolti all’Europa.

Il nuovo governo ci offre la possibilità di esserlo e di concretizzare tutti i nostri auspici e desideri.

Le scelte però di dividersi nuovamente rischiano di mettere a repentaglio quanto condiviso con difficoltà e coraggio.

Un’eventuale instabilità del nuovo governo “distruggerebbe” definitivamente la credibilità del PD, credibilità già compromessa negli ultimi anni e che ora abbiamo la responsabilità di ricostruire.
Non possiamo perdere più tempo a guardarci indietro, rivolgendoci a chi è uscito prima o dopo, desiderando il ritorno ad un passato che non c’è più. La gente comune, le nuove generazioni non ci capirebbero più e per sempre!

E’ arrivato il momento, per assurdo essendo trascorsi soli 12 anni, di ripartire dai fondamentali perché leggendo alcune dichiarazioni, alcuni commenti sui social e nelle chat, mi sembra che abbiamo perso la bussola.
Quando è nato il Partito Democratico nel 2007 l’obiettivo era chiaro: entrare nel nuovo millennio con un nuovo soggetto politico riformista, che “mescolasse” le culture che contribuirono a costruire la Repubblica Italiana.. la cultura rappresentata dai cattolici democratici, quella portata dai democratici di sinistra, quella ancora dei liberali e infine dei socialisti.

Un vero meticciato, convinti che fosse l’unica strada percorribile per affrontare le sfide della globalizzazione, la nascita di nuovi lavori che hanno modificato strutturalmente il mercato del lavoro dove non esiste più la dicotomia padrone – lavoratore, la nascita di nuove paure che rischiavano di alimentare il sovranismo ed il populismo come in effetti avvenuto, e così via..

Un meticciato di culture che avevano tutte pari dignità, che dovevano fare sintesi, investendo su una nuova classe dirigente, con nuove parole d’ordine, un’agenda politica nuova riformista che andasse oltre i tradizionali “blocchi sociali” ormai superati in una società liquida, precaria, disintermediata.

Era una sfida unica, che ha suscitato entusiasmo, passione, voglia di cambiare il mondo. Il desiderio di rappresentare la complessità, con una vocazione maggioritaria che non voleva dire convincere il 50%+1 degli elettori (impossibile) ma con il desiderio di parlare a tutta la comunità, una comunità disorientata e che aveva bisogno di prossimità, ascolto, risposte concrete a bisogni complessi, nuove leadership che sapessero stare nel nuovo millennio con la capacità di usare anche i nuovi mezzi di comunicazione, con l’obiettivo di “allargare, unire” perché solo così ci si sente meno soli e meno piccoli.

Il terzo millennio è descritto da tutti i sociologici come un oceano infinito, dove trovare la giusta direzione è un’impresa ardua… e di fronte ad imprese di questo genere è necessario essere tanti, uniti, coraggiosi, rispettosi delle diversità e desiderosi di fare sintesi sapendo che la Verità in tasca non l’ha purtroppo nessuno.

12 anni fa, mi ricordo ancora come se fosse ieri, nella giovanile del PD che ebbi l’onore di fondare e guidare per 5 anni, quando ci mettemmo insieme, giovani provenienti dalla sinistra giovanile, dagli oratori, dai partiti fondativi il PD, non fu facile. Perché eravamo semplicemente diversi ma per fortuna con pochi anni sulle spalle.

Mi ricordo i pregiudizi tra di noi, le difficoltà sui temi più sensibili valorialmente, eravamo diversi nello stile di fare politica, utilizzavamo termini diversi.. vi ricordate la preoccupazione nei nostri circoli dove si
trovarono insieme ex democristiani ed ex comunisti che nella prima repubblica manifestavano l’uno contro l’altro e dal 2007 insieme si trovarono in sedi di partito, alcuni con i quadri di Moro e De Gasperi, altre
con quelle di Berlinguer e Togliatti?

Ma vi ricordate le riunioni che si organizzavano prima di quelle ufficiali in base alle provenienze dei precedenti partiti?

Io non mi dimentico tutto questo!

Perché è in quegli anni faticosi che abbiamo fatto nascere il PD, litigando, scontrandoci, ma poi diventando davvero compagni di viaggio, amici spesso.. e questo è avvenuto prima nelle nuove generazioni ovviamente.. anche nei simboli che contano sempre e soprattutto agi inizi.. quando si scelse il colore della nuova giovanile si decise per l’arancione perché era la fusione del colore rosso più rappresentativo della cultura di sinistra e del colore bianco più rappresentativo della cultura di centro.. perché si voleva dare un messaggio che ora si era insieme, si era una cosa sola, orgogliosi di esserlo!

Io sono orgoglioso del cammino fatto finora e sono convinto ancora che sia la strada giusta.. ma dobbiamo crederlo tutti, senza tornare indietro, stando uniti, insieme, rispettandoci non perdendo mai l’anima riformista.
Ha pienamente ragione Gori quando dichiara che l’inconsistenza del nuovo partito di Renzi potrà essere solo la conseguenza di un PD forte, riformista davvero, un PD che non guarda indietro a vecchie ricette identitarie. Se così fosse il PD fallirebbe favorendo di conseguenza il nuovo partito fondato da Renzi pochi giorni fa.

Attenzione quindi a parlare di alleanze strategiche strutturali con il M5S, attenzione a parlare con “leggerezza” di sistema proporzionale, perché tutte queste scelte che dovremo affrontare nel breve periodo possono contribuire a rafforzare o al contrario ad affossare il progetto politico del PD!

Abbiamo insomma, come sempre, davanti mesi ed anni difficilissimi ma io voglio bene a quel PD che insieme a tanti di voi ho fondato, voglio bene alla nostra comunità, e sono convinto che riusciremo a rialzarci per vincere le future sfide che ci attendono! Forza e coraggio! Stiamo uniti e w il PD!

Davide Casati

Bergamo, 30 settembre 2019
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Partito Democratico Bergamo
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