di Alberto Colombelli Ci sono momenti nel corso di ciascuna esistenza nei quali ci si incrocia con la Storia. E per le nostre ultime generazioni questo è esattamente uno di quelli. Le prossime elezioni europee saranno storicamente le prime con un vero contenuto politico, con una decisa sfida aperta tra europeisti e nazionalisti.Le precedenti erano state finora vissute semplicemente come l’occasione per una verifica politica interna, come una tappa intermedia per misurare il consenso dei partiti nazionali. Quelle che per noi si andranno a celebrare il 26 maggio prossimo assumeranno una veste assolutamente diversa, in un serrato confronto tra due visioni assolutamente distinte. Da una parte chi vuole rilanciare il progetto europeo, superandone definitivamente i limiti che ne hanno condizionato il pieno compimento. Dall’altro chi invece vuole ridimensionarlo in modo definitivo, riducendone gli obiettivi e la prospettiva, pregiudicando in modo irreversibile ogni ambizione di pervenire alla realizzazione di un’Unione europea più sovrana, più politica e più democratica. Ci troviamo ad affrontarlo in un contesto caratterizzato dalla progressiva affermazione di posizioni nazionaliste, sovraniste e populiste che rendono la posta in gioco particolarmente alta.Serve come non mai definitiva piena consapevolezza che ora sono a rischio stato di diritto e democrazia liberale, già drammaticamente compromesse in alcuni paesi europei.Così la loro difesa richiede senza più esitazioni una determinata convergenza di tutti i progressisti, europeisti e riformisti dell’Unione europea. Affinché si adoperino congiuntamente, questa volta anche fino alla revisione dei Trattati, per liberare l’Unione europea dai limiti impostigli da una sua governance divenuta progressivamente sempre più intergovernativa ed offrirle invece una sempre maggiore sovranità per fronteggiare le sfide globali anche e soprattutto nell’interesse dei singoli stati membri.Affinché si possano garantire concreti progressi verso un’Europa che riaffermi nuovamente e sempre più quell’insieme di ideali e valori che, associati a prosperità economica, avevano, senza precedenti nella Storia, liberamente attratto progressivamente paesi che uscivano da drammatici passati politici e antidemocratici.È giunto il momento di rivendicarli e rilanciarli. Perché stavolta potremmo davvero perderli per sempre. Perché l’Europa è e resta la nostra casa e il nostro futuro.Perché lo è con tre parole che già da sole esprimono pienamente quanto ha già cambiato e continua a cambiare positivamente le nostre vite: libertà (l’Europa che ci permette una società aperta e con spazi diversamente inimmaginabili), protezione (l’Europa che ci tutela con il rispetto del nostro ambiente, la qualità del nostro cibo, la difesa di un corretto sistema di concorrenza), progresso (l’Europa che persegue uno sviluppo sostenibile e che con politiche di coesione riduce le disuguaglianze territoriali).La bella notizia è che nei prossimi due mesi avremo la possibilità di dedicarci ad una missione collettiva con cui potremo tenere accesa la speranza nel nostro futuro. Facciamolo insieme, con la responsabilità da figli ricostruttori dei Padri fondatori dell’Europa.