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Umilità, prossimità e cura, la ricetta di Casati per il PD

20/03/2019   lavoro
Davide Casati, neosegretario del Pd provinciale, intervistato da bergamoEconomiaMag svela la ricetta per per risollevare le sorti del PD: «Voglio che i giovani capiscono quanto è bella la politica: serve a migliorare la vita delle persone»


Da BergamoEconomia, febbraio 2019




Da metà novembre, Davide Casati è il nuovo segretario provinciale del PD. Già primo cittadino di Scanzorosciate ed amministratore locale di lungo corso, è un “nativo democratico” poco più che trentenne. Lo attendono molte sfide: in primavera, infatti, sono in programma le elezioni per il Parlamento Europeo ma, soprattutto, le amministrative. In provincia di Bergamo, molti sarannoi comuni ad andare al voto. Tra questi, il capoluogo: la sfida per il secondo mandato è sempre stata proibitiva per i sindaci uscenti, ma Giorgio Gori potrebbe riuscire nell’impresa. Ne abbiamo parlato con Casati, nella terra del Moscato di Scanzo.



Il PD orobico si è affidato a lei dopo i nove anni sotto la guida di Gabriele Riva. Come trova il partito e quali saranno le sue priorità?


«Il PD bergamasco gode di una buona salute, molto migliore rispetto ai livelli superiori del nostro partito, perché in questi nove anni Riva è riuscito a tenerlo unito e coeso ma, soprattutto, ha avuto la capacità di investire su persone capaci e che ben hanno governato le istituzioni della nostra provincia. Le mie priorità ora sono riaccendere l’entusiasmo dei quasi 2.500 iscritti bergamaschi che  soffrono nel vedere un PD nazionale diviso e non incisivo ma, soprattutto, far crescere una nuova classe dirigente provinciale, vicina alle persone, che utilizzi un linguaggio semplice e popolare e che, con umiltà, abbia l’ambizione di governare nei prossimi anni le istituzioni di tutti i livelli, con un nuovo stile, di prossimità e cura, per migliorare la qualità della vita delle persone».




Nel 2019 andranno al voto alcuni dei comuni più importanti della nostra provincia: Albino, Dalmine, Romano di Lombardia, Seriate, nonché il capoluogo, Bergamo. Nel 2014, finì con Dalmine, Romano e Bergamo al centrosinistra. Gli altri al centrodestra. Allora il suo partito raggiunse percentuali mai viste (oltre il 40% nella città di Bergamo ndr); oggi non sembra così in salute. Quale è il suo obiettivo minimo?


«Un segretario provinciale di un qualsiasi partito incide poco nelle dinamiche politiche di un Comune, in cui quello che conta e che viene valutato in prevalenza dagli elettori è l’operato del sindaco e della sua giunta. Inoltre, va considerato che il voto amministrativo è in parte condizionato dalle dinamiche politiche nazionali: è il cosiddetto “voto d’opinione”. Ciò premesso, l’obiettivo come sempre è vincere ovunque e mi metto a disposizione dei sindaci uscenti per ogni tipo di necessità. È ovvio che il capoluogo, essendo la sfida più importante della provincia, mi vedrà molto presente a supporto del PD cittadino».



Parlando di sindaci uscenti, Giorgio Gori è in corsa per il secondo mandato. Da quando vige l’elezione diretta (1993 ndr), a Bergamo, nessuno è mai riuscito nell’impresa. Gori può farcela?



«Ottenere il secondo mandato a Bergamo è sempre difficile ma sono ottimista perché Gori e la sua squadra hanno governato molto bene: lo dimostrano i fatti».



Cosa salva e dove, invece, si poteva osare di più?



«In questi cinque anni si sono sbloccate operazioni urbanistiche ferme da molto tempo (stadio, ex Ospedale, Montelungo, Palazzetto dello Sport, ex gasometro in Malpensata); sono stati avviati e portati a termine centinaia di cantieri, ponendo massima attenzione all’edilizia scolastica, alle strade e alle aree verdi. Oggi, grazie all’amministrazione Gori, dal punto di vista del turismo, della cultura e dell’innovazione tecnologica, Bergamo è presa d’esempio a livello nazionale. Inoltre, sono state aumentate le risorse per i servizi sociali e scolastici, con un’attenzione massima alle fragilità e alle povertà; si è investito in sicurezza con un maggiore presidio del territorio. Ritengo che si sia fatto molto: e bene. Gli errori si commettono sempre quando si lavora, ma Bergamo ha cambiato passo: in avanti ed in meglio».



La recente campagna elettorale per le regionali ha visto il PD e Giorgio Gori correre da “separati in casa”. Il candidato alla Presidenza era Gori, ma le liste a suo sostegno si sono divise i voti. Come risultato, il numero di consiglieri eletti nel collegio di Bergamo per il PD è diminuito e ne ha fatto le spese Matteo Rossi, presidente uscente della Provincia, che non è riuscito a farsi eleggere, nonostante un buon numero di preferenze personali raccolte (5199 ndr). Una delle cause è stata proprio la presenza di una lista Gori molto forte che, invece, è riuscita a far eleggere un suo esponente in Consiglio Regionale, pur avendo costui raccolto meno preferenze di Rossi. Quale è il rapporto tra PD orobico e Gori? 



«Giorgio Gori e il PD bergamasco, che ho l’onore di guidare dallo scorso 24 novembre, sono in perfetta sintonia. In questi primi due mesi di lavoro insieme abbiamo condiviso diverse scelte senza alcun tipo di problema o difficoltà. Ci stimiamo a vicenda e in politica la stima e la lealtà sono fondamentali per vincere le sfide che contano».



A livello nazionale, l’esperienza di governo (2013 – 2018 ndr) ha segnato il suo partito, facendogli perdere il consenso toccato nel 2014. Quale futuro per il PD?



«Il PD ha commesso l’errore di non riuscire ad affrontare – con uno stile umile e popolare – le problematiche che in quegli anni generavano e tutt’ora generano malessere e paura nei nostri territori: il governo del fenomeno migratorio; la percezione di maggiore insicurezza; la paura dei giovani per un futuro senza certezze; un lavoro sempre più precario e sottopagato. Il governo ha portato avanti riforme strutturali importanti per il nostro Paese, che mai rinnegherò, ma queste riforme non sono arrivate al cuore delle persone che, invece, si sono sentite sole e non protette; spesso i risultati veri e concreti raggiunti non hanno portato consenso ma indifferenza e, per assurdo, rifiuto. Il futuro del PD è, quindi, tutto da costruire “partendo dal basso”: investendo sui tanti amministratori locali e tesserati ai circoli del partito che, in questi anni, sono sempre stati in mezzo alle loro comunità, ascoltando la gente e vedendo i problemi quotidiani, cercando di risolverli per quanto loro competeva. Dobbiamo ricostruire una nuova classe dirigente, credibile, partendo da persone che in questi anni hanno preso per mano le proprie comunità mettendoci la faccia e dimostrando orgoglio, spirito di servizio, umiltà, capacità, determinazione, passione».



Il PD nasce da due anime: una cattolica e l’altra di sinistra. Quale la sua?



«Sono cresciuto in una famiglia cattolica; il mio impegno sociale inizia in oratorio, da adolescente. Ho iniziato a far politica nel mio paese, a Scanzorosciate, come assessore e consigliere a 19 anni, nel 2004, e mi sono avvicinato alla politica nazionale solo con la nascita del PD, nel 2007. Posso affermare di essere a tutti gli effetti un “nativo democratico” e la mia base valoriale è il frutto di questa mia esperienza personale di vita: oltre a Veltroni, un riferimento per me prezioso e unico è Papa Francesco. Attingendo al passato mi vengono in mente De Gasperi, Don Milani, Pertini, Martinazzoli».



Anche Scanzorosciate andrà al voto in primavera: intende ricandidarsi?



«Scanzorosciate è il paese che amo e nel quale sono nato e cresciuto: c’è un legame unico con le persone, che mi emoziona sempre. Il mio primo mandato da sindaco è stato molto positivo e, quindi, mi ricandiderò volentieri per continuare questo servizio tanto difficile quanto gratificante dal punto di vista umano».



Prima dell’elezione a sindaco, è stato consigliere comunale e assessore.



«Per un totale di dieci anni: un’esperienza di vita fantastica, che consiglio a tutti, poiché permette di crescere dal punto di vista delle competenze e del rapporto umano con le persone.
Capisci cosa significhi mettersi a servizio di una comunità, ponendosi in ascolto, prendendosi cura delle fragilità e delle fatiche, costruendo relazioni, “costruendo comunità”: che, in fondo, è il primo obiettivo per un politico. Prima di candidarsi a sindaco, raccomando a tutti, soprattutto ai giovani, di fare gavetta, come assessore e consigliere».



Ha poco più di trent’anni, eppure vanta un cursus amministrativo di rilievo. Cosa la spinge a fare politica?


«La politica è la mia passione, fa parte di me. Mi piace stare in mezzo alle persone, non ho paura delle responsabilità. Affrontare i problemi, cercare soluzioni, migliorare le condizioni di vita della comunità nella quale si vive, penso sia il servizio più bello che una persona possa fare nella sua vita. Non mi pongo limiti. Mi muove il desiderio di rendere la politica e le istituzioni più credibili, efficienti, per far capire ai giovani che la politica è una “cosa bella”, che può davvero cambiare in meglio la vita delle persone e va fatta con passione, senza interessi, con competenza, sacrificio. Questo è il mio sogno e i sogni è bello realizzarli, ovunque».



 BgEconomia intervista Davide Casati


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Partito Democratico Bergamo
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